Croce e delizia per le logiche di mercato, l’estate da qualche anno è un periodo decisivo
#soloalcinema è un hashtag oramai in voga da qualche anno, soprattutto dopo il periodo più critico della pandemia da Covid-19, che ha favorito – come se ci fosse stato bisogno – l’ascesa quasi da monopolio delle piattaforme on demand, unico viatico di salvezza per i fruitori durante il lockdown, per godersi le immagini in movimento.
Tale slogan diviene preponderante nel momento in cui arriva la stagione estiva e lo si vede da alcune sfaccettature: una maggior presenza sui social network, sulle locandine o sui teaser relativi ai film in uscita, una modifica dell’immagine visiva relativa allo slogan, ossia un’immagine resa più corposa, rilevante e articolata nei caratteri grafici.
Lo slogan serve ad accentuare la visione di nuovi film, proprio perché sono disponibili soltanto in sala in quel determinato periodo. Tuttavia come anticipato, in estate esso viene messo ancor di più in risalto, poiché si mira ad incentivare il grande schermo anche in un periodo dove logicamente lo spazio chiuso, per ragioni climatiche e inconsce, diviene una spada di Damocle.
Estate e cinema sembra un ossimoro, poiché la stagione calda crea una quotidianità sul lato professionale, personale e sociale differente rispetto alle altre stagioni, soprattutto nei luoghi canonici dove l’estate è di alte temperature. La sala quindi deve in alcune circostanze smuoversi attraverso rassegne od altri eventi affini, che vengono creati ad hoc sul mare, sulle spiagge, nei parchi archeologici o in altri luoghi dove si possa accomunare la visione filmica col clima attuale. E le sale cinematografiche classiche?
L’America per esempio è sempre stata sensibile nel conciliare stagione estiva con quella cinematografica, anzi spesso le grandi uscite vengono riservate per il pubblico americano proprio in tale periodo, così da permettere alle persone di fruire di blockbusters nel lasso di tempo dove si è meno reticenti all’uscita da casa, e nei decenni anche attraverso luoghi di visione come i drive-in (usufruibili non solo in estate), i cinema all’aperto o come si diceva sulle spiagge.
Tornando verso casa nostra, l’Europa invece è spesso stata reticente o almeno altalenante sull’offerta cinematografica nel periodo estivo, vuoi per abitudini diverse a livello culturale e di stile di vita in riferimento alla popolazione, vuoi perché la ricca stagione invernale ha potuto assorbire al meglio anche un calo del box office nei mesi caldi.
Con l’ascesa in primis della tv, poi del web 3.0, e in ultimo dell’on demand, tale panorama di gestione economica è cambiato radicalmente, purtroppo in negativo. Un registrarsi del calo delle presenze – culminato con la citata crisi pandemica – ha fatto perdere peso anche alla lunga stagione invernale e il vecchio continente – compresa l’Italia – ha rivalutato la gestione del mercato approntata dagli americani, anzi l’ha dovuta emulare.
L’emulazione è divenuta razionale principalmente nell’ultimo triennio, nel quale la sponsorizzazione, la pubblicizzazione e l’offerta del cinema in estate sono notevolmente mutate, attraverso agevolazioni governative, uscita di film attesi, rinnovamento delle strutture e ritorno sul grande schermo di opere storiche.
Scendendo nel microcosmo del caso italiano, il triennio è esemplificativo di tale ragionamento per le sale al chiuso: L’estate del 2022 ha visto un trittico di uscite come Thor: Love and Thunder; Lightyear – La vera storia di Buzz ed Elvis; quella del 2023 verrà ricordata con il celebre binomio Barbenheimer e Mission: Impossible – Dead Reckoning; l’attuale estate 2024 – col preludio caratterizzato da Furiosa: A Mad Max saga – , ha come uscite Inside Out 2, Bad Boys: Ride or Die e Deadpool & Wolverine.
È soltanto l’aspetto base-principale, relativo a uscite di grandi produzioni, quindi potenzialmente di enormi incassi per il box office (non è stato per tutti così, per esempio lo spin-off di Mad Max incentrato sul personaggio di Furiosa, seppur sia stato apprezzato dalla critica, è stato un flop al botteghino). Di contorno, sono state realizzate delle iniziative strutturali e contenutistiche che mirano ad ampliare e completare l’offerta delle multisale.
Il primo aspetto – già menzionato in precedenti editoriali – è una ristrutturazione delle sale cinematografiche, volte a divenire più accoglienti, più confortevoli e d’avanguardia a livello tecnologico; il secondo è una riproposizione in sala di pellicole cult, classiche o iconiche, ove soprattutto la catena dei The Space Cinema attraverso l’iniziativa back on the big screen ne ha fatta da padrone; il terzo è di stampo prettamente istituzionale, perché il ministero della cultura italiano propone un deciso abbassamento del prezzo dei biglietti (quest’anno per i film nazionali ed europei).
Tutto ciò ha reso l’offerta cinematografica estiva più fitta, eterogenea e completa, mirando a intercettare ogni tipologia di target: il cinefilo contemporaneo sotto forma di nerd, il purista, il nostalgico delle saghe, il pubblico medio attirato dall’uscita del blockbuster dell’attore o del regista che segue sui social network.
Basterà? Ai posteri l’ardua sentenza. Nel biennio precedente, il cinema estivo ha registrato ottimi numeri – anche attraverso una banale campagna basata sul “vieni al cinema dove troverai temperature climatizzate” -, tranne che per il mese di agosto, arduo da scardinare come abitudine, principalmente per gli italiani. Quest’anno la situazione sembra più complicata, perché si registra un andamento alquanto altalenante sulle presenze in sala, dato che in alcune settimane il box office schizza, in altre invece si denota un appiattimento preoccupante analizzato anche dai critici, che influenza negativamente gli incassi di prodotti ad alto budget.
Problema quindi anche di qualità o banale schizofrenia del pubblico? Se si pensa a un dato che salta all’occhio di recente, ossia al fatto che un film di una saga autoriale come Furiosa: A Mad Max Saga abbia raccolto pochissimo, mentre il sequel di Inside Out della Disney è schizzato al botteghino, pone una fisiologica riflessione; nello specifico sulla forza – al momento – solida del cinema d’animazione, mentre in una più malleabile del film drama/di genere. Eppure, l’anno scorso con il caso Oppenheimer si è esaltata la rinnovata logica esperienziale del drama, grazie anche alla pellicola IMAX.
Certo, non tutti sono Christopher Nolan e il suo team. Da queste ultime righe, riaffiora anche testualmente un caos, che è la raffigurazione del caos della fruizione, che non presenta, in alcuni periodi, dati razionali o analizzabili per il lungo termine.
Una fase in toto di transizione. Il cinema e gli addetti ai lavori ci stanno provando, martellano anche nella stagione estiva, tuttavia non basta, o almeno non sempre è sufficiente. Bisogna evolvere gli ottimi spunti e le iniziative dell’ultimo triennio, per rendere poi chiara e solida la strada verso una nuova giovinezza. Sintetizzando attraverso una storpiatura del titolo di un celebre film di Roberto Rossellini: un Cinema Anno Zero.
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