Il viaggio sonoro al centro della terra con il nuovo album “Agarthi”
La Chris Zek Band, originaria dell’est veronese, è un progetto musicale nato nel 2015 dall’idea di Christian Zecchin. All’attivo tre album, “Set You Free” e “Samsara” e l’ultimo nato, “Agarthi”, manifesto inequivocabile di un’evoluzione del loro stile. Disponibile da ottobre in formato fisico e su tutte le piattaforme digitali, “Agarthi” non è solo un disco, ma un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio. Con questo album la band ci conduce in un’avventura musicale che rievoca sonorità di terre lontane, dove affascinanti jam session danno vita a una dimensione sonora magica e senza tempo. Le influenze di blues e hard rock britannico degli albori sono palpabili, e si fondono con una creatività che abbraccia il rock psichedelico degli anni ’70.
“Agarthi” è composto da sette brani inediti: sei canzoni cantate e un brano strumentale, che è anche la titletrack del disco. Tutte le canzoni portano la firma di Christian Zecchin, mentre gli arrangiamenti sono frutto del lavoro collettivo della band. Le tracce risentono chiaramente delle influenze di formazioni storiche come gli Allman Brothers Band, Santana e i Pink Floyd, senza dimenticare le atmosfere prog dei Genesis di Peter Gabriel. “Agarthi”si presenta come un manifesto di esplorazione e leggenda che sicuramente saprà catturare l’attenzione di chi cerca storie profonde e sonorità avvolgenti. Con questo nuovo album, la Chris Zek Band si prepara a lasciare la sua impronta nel panorama musicale contemporaneo.
La potenza melodica si intreccia perfettamente con la sezione ritmica composta da Elia Pasqualin al basso e Enea Zecchin alla batteria, e crea le giuste atmosfere per esaltare la voce carismatica del frontman, che abbiamo intervistato, in un’esperienza musicale unica.
Siete una band riconoscibile per la forte identità che vi contraddistingue. Ma com’è avvenuto l’incontro con la vostra musica e tra di voi?
The Chris Zek Band nasce nel 2015 e ad oggi abbiamo registrato e pubblicato tre album di musica originale. Con i musicisti presenti nel primo album “Set You Free”, ci siamo conosciuti all’interno di una band-tributo a David Bowie. Accorgendomi delle qualità tecniche del batterista e bassista, al tempo Andy Bertas e Nicola Rossin, e dell’attuale tastierista Matteo Bertaiola, decisi di chiedere loro se avessero la volontà di prender parte a questo nuovo progetto. Accettarono. Accettò pure Roberta Dalla Valle, la mia compagna, già cantante in un’altra formazione blues. Scrissi tutte le canzoni e insieme poi le arrangiammo. Nel 2020 dopo l’uscita di Andy Bertas e l’ingresso di mio fratello Enea Zecchin alla batteria, abbiamo registrato “Samsara” il nostro secondo album. Al termine delle registrazioni Rossin viene sostituito dal nuovo bassista Elia Pasqualin, mentre per quanto riguarda le linee vocali, ho scelto di rimanere solo io come cantante. In tal modo la band rimane un quartetto. L’amore per il blues e per il rock è radicato dentro di me in quanto grazie alla mia famiglia ho sempre ascoltato questi generi musicali.
Da quando avete iniziato nel 2015 ad oggi è cambiato qualcosa nel vostro modo di fare musica? Cosa avete lasciato per strada e cosa vi siete portati dietro ancora oggi?
Sicuramente è cambiato l’approccio alla scrittura in quanto ora sono io che scrivo, arrangio e canto. L’aspetto più importante è cercare di ‘asciugare’ la canzone anziché rimpinzarla di parti strumentali. La dinamica, le pause ed i silenzi hanno un valore molto importante per me, i Pink Floyd in questo sono un ottimo esempio. Mi sento di poter dire che dopo quasi dieci anni di esperienza assieme e con tre dischi all’attivo, la band ha raggiunto una buonissima intesa su arrangiamenti e divisioni dei ruoli.
Raccontateci di “Agarthi”. Come nasce l’album?
Anche se non è affatto facile di questi tempi, mi sento fortunato in quanto ho uno studio tutto mio dove compongo, registro e mixo la mia musica, oltre a quella di altri artisti. Agarthi nasce come sempre di notte, sul divano, con la chitarra…quando ciò accade cerco di chiarirmi le idee, le registro velocemente con il telefono e poi le riascolto il mattino successivo. Se l’idea notturna ha ancora ‘il suo perché’, inizio a lavorarla per poi proporre il materiale alla band ed iniziare in seguito a sviluppare tutti gli arrangiamenti, che il più delle volte ho già in mente, ma che prendono vita grazie ad ogni singolo componente del gruppo. Agarthi ha avuto una gestazione più lunga rispetto ai precedenti. Abbiamo raggiunto l’obbiettivo con molta soddisfazione sia per le composizioni che e per il suono ‘vintage’ che siamo riusciti ad ottenere.
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