Una formazione che ama la sperimentazione e che propone un concept album attuale
Spillover è il primo disco dei M.E.N., una formazione che ama spaziare dal progressive rock al pop e jazz, confezionando un concept che descrive la difficile realtà che stiamo vivendo (manipolazione dell’uomo e della natura, la guerra, incertezza per il futuro, lotta per la sopravvivenza ed amore in un mondo così caotico). Formata dal compositore e polistrumentista Marco Grieco, da Vincenzo Lardo alla voce, chitarra e tastiere, e Nicola Cruciani, voce, chitarra e loops, la band propone una musica sperimentale, con ambientazioni sonore in 3D. Ne parliamo con Marco Grieco.
Il progetto nasce diverso tempo fa ma solo ora si concretizza.
L’idea della collaborazione tra Vincenzo, Nik e me nacque nel 2018, ma venne rimandata a causa dei vari impegni. lo stavo lavorando al mio album Nothing Personal, mentre Nik e Vincenzo erano impegnati con You Were All Here. Durante il lockdown del 2020, abbiamo finalmente trovato il tempo per dare vita al progetto. Il lockdown ci ha permesso di immergerci nel nostro immaginario musicale, trasformando l’isolamento e l’incertezza in un flusso creativo. Abbiamo lavorato a distanza, condividendo idee in tempo reale grazie alla tecnologia. Dopo aver composto l’album in poco più di un mese, lo abbiamo lasciato “maturare” per anni, affinando ogni dettaglio. Questo tempo di attesa ci ha permesso di sviluppare un’opera più universale e profonda. Collaborando con Ma.Ra.Cash Records, abbiamo curato anche l’aspetto grafico, rendendo il lavoro pronto per essere ascoltato e vissuto nel suo pieno potenziale.
Un disco complesso, in cui convivono contaminazioni di vari generi.
Un crogiuolo di influenze diverse, ispirato da band iconiche che si sono distinte per le loro atmosfere psichedeliche e composizioni prog. Ci sono influenze anche dal jazz per la sua libertà espressiva e dall’elettronica per le sue texture innovative, ed ancora dal rock classico al metal, dal folk alla musica ambient. Vincenzo ha fornito le sue idee legate alla psichedelia al trip hop e pop, Nik ha scritto la maggior parte dei testi ed ha contribuito con le sperimentazioni legate alla musica ambient, mentre io unisco la musica progressive alle orchestrazioni sinfoniche e classiche. Questo mix di suoni caratterizza Spillover, un album visionario.
Ma non avete rinunciato a delle melodie accattivanti…
Mentre tutto cade a pezzi, la musica resta lì, solida, come un approdo su di uno scoglio in mare aperto. Conosciamo l’mportanza delle melodie pop ma abbiamo provato ad arricchirle con strutture e armonie più articolate. La bellezza del progressive sta proprio nella sua capacità di fondere armonie avvincenti con sperimentazioni innovative, nel guidare l’ascoltatore in un caleidoscopio sonoro imprevedibile. Pensiamo ai grandi di questo genere: hanno saputo creare melodie memorabili, inserendole all’interno di composizioni elaborate e coinvolgenti.
Si tratta di un concept diviso in tracce che rappresentano, ognuna, una stazione della metropolitana, con un finale in stile Sliding Doors.
L’idea dell’ambientazione è nata dalla foto di copertina che ritrae mia nipote ungherese, Aurélia, in un vagone della metropolitana di Budapest durante il lockdown. La sua immagine ci giudica per come trattiamo il suo futuro e guida l’ascoltatore, come un moderno Dante guidato dalla sua Beatrice, verso una consapevolezza più profonda. Spillover inizia con la traccia “World Wide Weird”, un collage di suoni che introduce “Everything”, focalizzata sull’avidità umana. “Human Eclipse” rappresenta la minaccia presente, seguita da “Present Days” con sensazioni di angoscia e “Mouths”, un inno alla solidarietà ispirato dai canti sui balconi durante il lockdown.Tracce come “Broken Kite” e “Keeping Safe” aggiungono riflessioni introspettive, mentre “Mother Earth” e “Past Days” offrono speranza e riflessione su un passato nostalgico e un futuro di nuova consapevolezza. L’album culmina con una traccia fantasma divisa in tre segmenti, in cui l’ascoltatore decide tra Inferno, Purgatorio o Paradiso, scegliendo l’epilogo che sente più proprio. L’allegoria della metropolitana, con il termine “track” che significa sia “traccia” che “binario”, è un gioco visivo che arricchisce il booklet dell’album.
Si raccomanda di ascoltarlo in cuffia.
Certo, perché abbiamo utilizzato la tecnologia olofonica 8D, che offre un’esperienza sonora unica, iperrealistica e onirica. Ogni suono sembra muoversi intorno a te, creando un ambiente pluri-dimensionale che ti pone al centro di tutto. Come essere il protagonista di un film sulla tua esistenza, con la musica che non solo accompagna, ma avvolge ogni pensiero ed emozione. L’obiettivo è far vivere all’ascoltatore un’esperienza sonora immersiva. Ogni traccia trasporta in una dimensione diversa, con la sensazione che tutto accada intorno a lui. Questo permette di entrare in uno spazio personale, dove i suoni e le tematiche – dall’alienazione moderna alla speranza – diventano tangibili. Con le cuffie, e magari chiudendo gli occhi, si possono cogliere tutte le sfumature e vivere l’album come se fossi al centro di un mondo avvolgente.
Quanto sarà difficile portarlo dal vivo, in primis in Campania?
Sarà una sfida entusiasmante per noi. Tradurre in concerto la complessità sonora dell’album richiede un grande lavoro di preparazione. Insieme a Enzo e Nick, stiamo lavorando da questa estate per creare uno spettacolo che non si limiti all’esecuzione musicale, ma diventi un’esperienza sensoriale completa per il pubblico. Stiamo esplorando soluzioni innovative per rendere la performance unica, coinvolgendo anche altri musicisti per arricchire ulteriormente il suono. Il processo è lungo e impegnativo, con tecnologie ed effetti che richiedono tempo, prove e i giusti spazi e supporti tecnici. ln Campania non è sempre facile trovare le strutture adatte, ma siamo determinati a riuscirci. Crediamo che il pubblico apprezzerà qualcosa che supera i confini del concerto tradizionale e lo trasforma in un’esperienza a 360 gradi.
Nel frattempo, continua il grande successo del gruppo con cui collabora, The Samurai Of Prog. Quando vi vedremo in Italia?
Preferiscono concentrarsi sulla creazione in studio, dove possono sperimentare senza limiti e collaborare con artisti internazionali. L’ultimo album, The Time Machine, è un esempio di questo spirito, ricco di atmosfere e collaborazioni straordinarie. Per ora sono concentrati sulla musica da studio a causa delle infinite idee da sviluppare ma un live dei Samurai, che coinvolgerebbe tutti gli artisti che hanno partecipato alle registrazioni, avrebbe un fascino unico.
È conosciuto anche per la composizione musicale in teatro. Ci parla di Odissea The Musical?
Si tratta di uno dei progetti più ambiziosi della mia carriera, nato dalla collaborazione con mio fratello Massimo Grieco. È il primo musical basato sull’Odissea di Omero, tradotto in musica con un approccio moderno e coinvolgente, mantenendo tutta la grandiosità dell’originale. Esplora temi di avventura, amore, coraggio e ritorno, resi accessibili per il pubblico contemporaneo. È stato il primo ad essere rappresentato nel metaverso di Second Life. Questa scelta pionieristica ha permesso agli spettatori di vivere lo spettacolo in un ambiente virtuale immersivo, interagendo e vivendo un’esperienza unica. Questo primato ci ha portato il nome di Grieco Brothers, datoci dalla CNN, e ci ha spinti a esplorare nuove possibilità creative. Da qualche anno il musical è in pausa, ma stiamo lavorando a una nuova messa in scena, coinvolgendo gli attori e cantanti della produzione originale. Sarà un ritorno degno del mito di Ulisse, emozionando sia chi conosce già l’opera, sia chi la scoprirà per la prima volta.
Come vede la scena rock campana? Gli artisti scappano da questo posto per avere visibilità.
Vivace, ricca di talento e creatività. Tuttavia, gli artisti emergenti affrontano significative difficoltà come mancanza di strutture, pochi investimenti e mancanza di spazi e di attenzione. Si va fuori ma chi resta lo fa per amore della propria terra.
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