The Penguin, di Lauren LeFranc – su Sky
The Penguin, nasce come costola di The Batman, il film del 2002 che vedeva Robert Pattinson nei panni dell’eroe umbratile nato nella fucina della DC Comics.
Di quel film, il regista Matt Reeves qui è produttore esecutivo assieme a Colin Farrel che invece interpretava Il Pinguino, per l’appunto, e che ora si ritaglia il ruolo di protagonista assoluto e indiscusso in questo che è senza dubbio uno dei migliori prodotti della serialità televisiva del 2024.
Perché è rispettosa della grossolana colorazione delle pagine del fumetto da cui la storia è stata partorita, perché ne riproduce le atmosfere gotiche e inquietanti, perché la costruzione dei personaggi non concede nulla al politicamente corretto sbozzandone le caratteristiche come fossero scolpiti nel calcestruzzo.
In controluce una città, Gotham City, vittima e carnefice. Dalle sue viscere scaturiscono fiumi di acqua che seppelliscono i quartieri dei poveri e degli emarginati, nelle sue viscere, sventrate da gallerie abbandonate, offre protezione ai suoi figli più sfortunati.
A cominciare da The Penguin, al quale un irriconoscibile Colin Farrel imprime una carica di umanità – negativa e letale – la quale si fa fatica ad accettare, così come la sua parabole, le sue ascese vertiginose e le sue cadute rovinose al perenne inseguimento dell’affermazione personale.
Un villain disegnato nelle tavolozze sporche e oleose dell’invidia e della gelosia, ma anche, della volontà di emergere a tutti i costi, contro tutto e tutti, al prezzo di azioni turpi e rivoltanti, da un destino di emarginazione che povertà e deformazione fisica sembravano già aver decretato sin dalla nascita.
Suo contraltare, amica, complice, oppositrice, nemica, è un altro personaggio, se possibile, ancor meglio tratteggiato ed ancor più originale.
Sofia Falcone Gigante – per le cronache giudiziarie l’ “Impiccato” – , interpretata da un’attrice straordinaria, che dopo tanta gavetta televisiva, trova qui una definitva affermazione: Cristin Milioti. Una psicopatica pericolosa e fatale quanto è più di The Penguin con il quale si ritrova accomunata da una sorte di reietta e abbandonata dalla propria famiglia. Una fidanzata non fidanzata per la quale è bene guardarsi le spalle.
La famiglia è una famiglia mafiosa – dal cognome rigorosamente italiano – del quale tenterà la scalata – anche lei – al costo di azioni innominabili.
Sullo sfondo, dunque, una lotta per il territorio e per i traffici illeciti, degna di un gangster movie, che culminerà in un’ultima puntata nella quale psicoanalisi e tragedia greca la fanno da padrone. Come scrive The Guardian: “Farrell – davvero una rivelazione qui, nonostante sia sepolto sotto strati di protesi – mantiene la disperazione di un essere sottovalutato e poco amato che corre sempre appena sotto la superficie dello spietato assassino.”
Il finale, aperto, delle ultime sequenze sembrano comunicarci che quella che è nata come una miniserie avrà, probabilmente, altre stagioni. E di ciò, ci rallegriamo.
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