Perché poeti e artisti dovrebbero passeggiare
Camminare fa bene.
Fa bene al corpo e alla mente: lo dice la scienza oltre che la saggezza popolare. È molto più rischioso fare il footing perché, se non hai un cuore da atleta, puoi prenderti un infarto. Rispetto alla cyclette, camminare attiva molti più muscoli del corpo e lo sforzo fisico è meno intenso. Ci sono dei medici che consigliano di camminare almeno mezz’ora al giorno. Inoltre, aziona anche la creatività.
Cari poeti, smettetela di fare una vita troppo sedentaria, rinchiusi nella vostra torre eburnea! Camminare giornalmente schiude la mente. Cari poeti, se camminate scaturiranno nuove associazioni mentali, nuove corrispondenze, analogie e metafore! Non state troppo raccolti nel vostro io: camminate, e ascolterete le voci del mondo! Lo sapeva bene Steve Jobs, che aveva la regola dei dieci minuti: ogni volta che non riusciva a risolvere un problema sul lavoro andava a camminare.
Tutti citano Newton, che ebbe la sua geniale intuizione sulla gravitazione universale dopo che una mela gli cadde sulla testa (secondo la leggenda e secondo Voltaire), ma state pur certi che lo scienziato aveva camminato per arrivare sotto l’albero.
Camminare ossigena il cuore, attiva la circolazione, stimola la mente. Diciamo che velocizza la rielaborazione inconscia, abbreviando il cosiddetto periodo di incubazione. Se siete poeti o creativi, vi consiglio di andare in cartoleria, comprare un piccolo taccuino e una penna, e andare poi a camminare portandoli nelle vostre tasche; state tranquilli che le piccole illuminazioni arriveranno e a voi non resterà che annotarle sul momento per non dimenticarle. Camminare significa esplorare nuovi angoli di mondo o vedere gli stessi posti con occhi nuovi, prestare ascolto al rumore della vita: il cinguettio degli uccelli, le strida dei gabbiani, il rombo di macchine e motori, la musica proveniente dai locali che riecheggia, l’acciottolio dalle case con le finestre aperte e il vocio in strada di passanti. Le camminate scandiscono le giornate e spezzano la monotonia: sono un antidoto contro la noia.
Tra un passo e l’altro la mente vaga e il mio animo è errante. Salta da un pensiero all’altro, di palo in frasca. È soltanto meditando e riflettendo ulteriormente, una volta arrivati a casa, che quelle idee potranno essere sviluppate e troveranno forma compiuta. Ma le camminate possono essere un agente catalizzatore del processo creativo, a volte possono dare proprio il “la”.
Camminare da soli abbiamo visto essere pieno di benefici creativi, ma passeggiare in compagnia è ancora più stimolante.
Possono nascere discussioni interessanti. Lo sapevano bene Watson e Crick, che amavano camminare insieme discutendo per ore. Erano visti dagli altri come dei perditempo, invece scoprirono la struttura a doppia elica del DNA. Non solo ma come cantava Lucio Dalla si può, dopo una camminata, sedersi sul muro e parlare con un amico del futuro.
Ma passeggiare non è solo per chi ha bisogno di incentivi creativi, ma vuole semplicemente godere del proprio tempo. Dopo una bella camminata pomeridiana ci si può fermare a sedere sul marciapiede con vecchie amicizie e conoscenze, mentre ci si gusta il tramonto e si contempla i raggi violacei del crepuscolo incendiare le nuvole e cadere obliqui, a terra, rimanendo a tratti in silenzio, assorti in un gioco di riflessi e riverberi. Camminare, quindi, è un modo per ammirare la bellezza del mondo circostante e per stare bene con sé stessi ma è anche un modo per cercare un briciolo di verità insieme agli altri: si pensi solo alla scuola peripatetica.
Un passo dopo l’altro, si infilano più pensieri tra le righe che rimanendo seduti alla scrivania e ora spegnete il cellulare, prendete un taccuino, e andate a fare una passeggiata.
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