Trent’anni di Sole nel teatro italiano

Febbraio 2, 2024

La regista e drammaturga Sara Sole Notarbartolo si racconta

Napoletana, classe 1974, Sara Sole Notarbartolo è una pluripremiata drammaturga, regista e formatrice teatrale presso scuole di vario ordine e grado, università, teatri, festival ed enti privati. Direttrice artistica della compagnia Taverna Est Teatro, i suoi testi teatrali sono tradotti in Francia, in Svezia e in Germania, e i suoi spettacoli sono andati in scena, oltre che in Italia, in Bosnia-Erzegovina, Svizzera, Francia e Belgio.

È stata davvero impegnatissima in questo periodo! Prima, dal 20 al 22 novembre, la rielaborazione della farsetta di Domenico Scarlatti “La Dirindina”, con protagonista Cristina Donadio alle Officine San Carlo di Napoli, poi il 23 novembre Taverna Est è andata in scena a Pordenone con il suo “Capirinha, Capirinha!” Come sono nati questi due spettacoli e come è stato portarli in scena?

La Dirindina è stata la mia prima regia lirica, commissione del Teatro San Carlo. Mi è piaciuto molto lavorare in questo progetto a cui ho potuto dare, con grande libertà, un assetto molto femminista e gioioso grazie ai meravigliosi interpreti che mi piacerebbe nominare. Oltre al prezioso cameo di Cristina Donadio, lo spettacolo ha visto come protagonista una strepitosa Costanza Cutaia e degli ottimi giovanissimi co-protagonisti: Simone Patrone e Giuseppe Pio Moscatiello, Paula Do Souto Giudici e i quattro splendidi figuranti Lucio Celaia, Angelo Raffaele Dragone, Davide Manganella, Brando Mattia Silvestro. Caipirinha invece è uno spettacolo nato nel 2017, lo stiamo portando in tutta Italia da nord a sud, è molto amato dal pubblico e, grazie alla Kiephenauer, è stato tradotto in tedesco per la distribuzione in Germania, Austria e Svizzera tedesca. È uno spettacolo divertente commovente, sempre vivo, e sempre attuale, ad interpretare i tre uomini innamorati della protagonista (che non compare mai) sono Fabio Rossi, Giovanni Ganatina e Marco Palumbo.

Alla sua intensa attività di drammaturgia e regia teatrale, ha sempre affiancato anche la pedagogia e la didattica. Quali sono stati i tuoi inizi come formatrice e in che modo si è approcciata ai giovani, aspiranti attori e non? E quali differenze hai riscontrato nelle varie generazioni di ragazzi?

Ho iniziato a insegnare nello stesso anno anno in cui ho iniziato a seguire i corsi come allieva. È una vocazione, al primo incontro che fu durante un’occupazione della Federico II, mi resi conto che lo sapevo fare: trasmettevo le lezioni che stavo imparando, oltre ad altre che studiavo dai libri e intuivo, creavo, inventavo assieme al gruppo di lavoro. Per i primi tre anni (dal 94 al 97) ho tenuto corsi gratuiti perché a mia volta stavo imparando, poi piano piano l’insegnamento del teatro è diventato parte fondamentale della mia professione che si intreccia in modo creativo e propulsivo con la regia. Ho insegnato e insegno a professionist3 e non professionist3, a ragazzi e ragazze, collaboro con scuole medie, realtà sociali difficili, presso Università, Festival, Teatri e così via. Così quando è nata la Sala Sole subito è diventata casa dei miei corsi ed ha accolto corsi di altri professionisti. C’è molta differenza fra alliev3 attor3 degli ultimi anni e quelli delle generazioni precedenti. Hanno più occasioni, la grande attenzione per i progetti under 35 ha fatto sì che si sentano forti e questo è un gran bel risultato.

All’inizio della sua carriera ha esordito come attrice. Come e quando ha capito di voler virare verso la scrittura e la regia?

Accadde perché all’epoca non esistevano corsi di regia, quindi era l’unico modo per fare teatro. Adesso mi rendo conto che quegli anni mi sono preziosi per creare un rapporto più empatico con chi dirigo. La scrittura fa parte di me da sempre, è stata la mia tata e la mia balia, la mia fatina protettrice! La regia è arrivata più tardi, con l’adolescenza, a Procida, dove ho passato 5 anni della mia vita. Nella mia scuola si usava realizzare uno spettacolo teatrale di fine anno e anche lì, come per l’insegnamento, ho capito che sapevo farlo, ho iniziato a coordinare il tutto e quando poi, un paio di anni dopo, ho fatto la mia prima regia mi resi conto che lo avevo già fatto, che dentro di me si formavano le immagini di come sarebbe stata ogni scena e il mio compito era comunicare a tutti (attori, musicisti, luciai) come fare a realizzarla.

Come “festeggerà” questi tuoi trent’anni di carriera nel 2024, dal punto di vista artistico e personale? Ha qualche progetto in vista di quest’anniversario così importante?

Questa tua domanda mi ha fatto capire che dovrei! Ma ancora non so come. Vivo davvero sempre di corsa e invece è così importante fermarsi a celebrare le cose belle. Spero che mi venga in mente qualcosa: sono molto grata al teatro, molti dei miei allievi sono diventati attori, registi, organizzatori, insegnanti di teatro, qualcuno lavora con me, è una cosa bellissima perché ti fa sentire parte di un discorso che continuerà nel tempo. Il mio maestro buddista Daisaku Ikeda, che è morto mentre lavoravo al debutto della Dirindina, diceva che la relazione col maestro è come quella fra ago e filo: “Nel cucire, l’ago accompagna il filo attraverso la stoffa, ma alla fine non è più necessario ed è il filo che resta per tenere le cuciture. Io sono l’ago. Voi siete coloro che rimarranno (…)”

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