Antonio Monizzi: lo storyteller che “caccia le anime”

Editoriale

Novembre 30, 2023

Esploratore di storie e strategie, unisce il fascino della lettura alla maestria del marketing

Scrigno di conoscenza, esperto comunicatore capace di intrecciare le trame della lettura con le strategie più affinate del public speaking; un viaggiatore instancabile tra pagine e anime, Monizzi rivela il segreto per catturare il cuore di un messaggio e trasformarlo in una connessione indissolubile con il pubblico.

Giocando con la sua dialettica e con le sue capacità di fare marketing e immaginando di non essere chi è, le chiedo di rispondere alla seguente domanda con una sola e semplice frase e con il fine di convincermi a conoscere Antonio Monizzi. Chi è Antonio Monizzi?

Antonio Monizzi è un uomo che ogni volta che cade, trova sempre modo di rialzarsi.

Molto lanciato nel mondo dei social, trae spunto da tutto ciò che coglie la sua attenzione, la digerisce e ne ricava una sua interpretazione. La sua firma, se così la possiamo chiamare, è un autentico algoritmo in tre step: “Leggo, imparo e racconto”. Ci può spiegare ogni fase?

Anni fa mi è capitato per caso un libro tra le mani. Ho scoperto il concetto di “ikigai”, parola giapponese, che corrisponde in maniera impropria (perché è sempre difficile trovare una giusta traduzione italiana) a “la ragione per cui mi sveglio ogni mattina”. Ikigai è un modello che offre risposta a quattro domande: cosa ti piace fare? Cosa sai fare dannatamente bene? Cosa serve al mondo? Per cosa il mondo è disposto a pagare? L’intersecarsi delle risposte a queste quattro domande ti dice chi cavolo vuoi essere nella vita. Ecco, gli esercizi per trovare il mio “ikigai” mi hanno portato a “Leggo, Imparo, Racconto”. È il motivo per cui sono qui. Per “leggere” non intendo leggere libri. Ovviamente c’è anche quello, anzi. Ma voglio dire leggere le persone, leggere i segnali, leggere le anime. Andare oltre l’apparenza. Imparo trasformando quello che vedo, in un processo di digestione che mi vede capace di assimilare informazioni attraverso cui affino una serie di strumenti e aggiungo chiavi di lettura della realtà. Perché raccontare? Perché sento l’esigenza di spronare le persone a non accontentarsi. Racconto semplicemente perché ne ho l’esigenza!

In che modo questa tua conoscenza trasversale influisce sul tuo approccio al marketing?

Semplicemente ho smesso di preoccuparmi del marketing. Ho concettualmente superato il marketing. Mi sono reso conto che una costante del mio viaggio è sempre stata quella di partire da un lato economico, in senso ampio, cioè dalle gestione della casa, per poi transitare pian piano lato umano. Ho un animo più da sociologo che da economo. Il marketing è diventato un ingrediente, un aspetto metodologico, che mi permette di sviluppare un’analisi di fattività di un obiettivo (comprendere quanto è alla portata, quanto è interessante etc), capire le strategie da applicare per raggiungere quell’obiettivo, e lanciarmi nello sviluppo esecutivo della strategia pensata.Antonio Monizzi sorregge una tazzina di caffè in compagnia del padre

A proposito di interessi: chi la osserva, la descrive come una persona enormemente appassionata. Ma cosa serve davvero per stuzzicare l’interesse di Antonio Monizzi?

Tutto ciò che mi instilla domande. Mi piacciono tantissime cose, anche se ho due principali passioni: il jazz e il cinema. Quello che probabilmente mi stuzzica di più nelle cose è “il valore dell’etica”. Nel senso di “ethos”. Credo nel tentativo di lasciare il mondo meglio di come lo si è trovato. Filosoficamente “Il cielo stellato sopra di me la legge morale dentro di me”. La vita è un enorme nonsense, ma so che è una figata pazzesca viverla!

In un’epoca così complessa come quella attuale, non sarebbe più opportuno avere capacità di approfondimento, di analisi e sintesi, per provare a ricavare risposte puntuali e giustamente complesse a domande che ne richiedono, invece di accontentarsi di risposte semplici e veloci a temi che necessitano tempo e attenzione per essere sviscerati? E all’interno di un contesto come questo, in cui i ritmi frenetici hanno contribuito a creare uno scollegamento tra comunicazione e informazione, come si coniuga questa esigenza con l’arte della lettura, da sempre un’attività meditativa da celebrare?

Questa mi sembra la domanda “È nato prima l’uovo o la gallina?”. E sarebbe interessante crearne un dibattito. Posso dire che la lettura non ben si coniuga al tempo attuale, anche se è quanto mai necessaria. Lettura è approfondimento e approfondire genera dubbi e avere dubbi è sfiancante. La lettura è sicuramente alla portata di tutti ma non è il valore di tutti. Perché esiste la mediocrità e il diritto alla mediocrità, con il mio diritto alla non mediocrità.

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