L’arte di fare libri: parola a Lorenzo Incarbone

Editoriale

Aprile 9, 2024

Quando i libri diventano un’esperienza che avvolge tutti i sensi

Se è pur vero che un libro non si giudica dalla copertina, va ammesso che anche l’occhio vuole la sua parte. Ed è per questo che la veste grafica diventa un punto fondamentale della pubblicazione di un volume: perché rappresenta il biglietto da visita che lascia la prima impressione al futuro lettore. Una copertina deve conquistare, offrire un assaggio delle atmosfere che appartengono al tomo che verrà stretto tra le mani e sfogliato. Così, nell’epoca del digitale, degli ebook che permettono di tenere milioni di testi in un unico dispositivo, il libro di carta continua ad avere un enorme fascino.

In ABEditore questo compito passa per le mani e il talento di Lorenzo Incarbone, direttore creativo della casa editrice.

Lorenzo, sicuramente la sua casa editrice presta una particolare attenzione all’esperienza del libro in sé affinché esso coinvolga completamente il lettore, può raccontarci l’origine di questa scelta?

È un sincero piacere per me notare che questo aspetto del lavoro editoriale sia apprezzato, e che sempre più colleghi stiano rivolgendo maggiore attenzione ciò. Dal mio punto di vista questa direzione è puramente funzionale poiché, come perfettamente esposto nella domanda, la parte estetica è essenzialmente funzionale alla resa evocativa: fare esperienza di libri antichi è certamente un punto di partenza interessante per rendersi conto di come il contesto sappia essere propedeutico all’emozione della lettura. La fortuna delle nostre scelte nasce innanzitutto dal desiderio di inseguire la nostra passione di lettori, cercando di proporre ciò che amiamo e ricerchiamo come primi fruitori. Proprio per questo credo che, oltre al citato aspetto della funzionalità, l’idea di dare dignità alla parte materiale della lettura sia dovuta a un senso di rispetto nei confronti del lettore: in fin dei conti non dimentichiamo che un libro è pur sempre un oggetto e, per quanto sia indubbiamente il contenuto a determinarne il valore, ritengo sia giusto che anche l’aspetto estetico e fisico sia appagato. In fondo siamo i primi a investire soldi per comprare libri, mi sembra dunque corretto che anche l’oggetto che acquistiamo sia degno della spesa.

Quando viene presentata l’idea di un nuovo volume, come si svolge il processo creativo che porta poi al lavoro finito? Più nello specifico come avviene la scelta dei materiali e poi l’elaborazione dello stile grafico finale?

È difficile rispondere perché, come spesso accade per i processi creativi – per quanto si cerchi di essere metodici e professionali – spesso questi seguono vie proprie. Ovviamente il punto di partenza è la ricerca, quindi un approfondimento che porta ad avere raccolte iconografiche e riferimenti estetici che possano avvicinarci allo stile che vogliamo ottenere per il testo in questione – quasi sempre il senso estetico che ricerchiamo è affine al tema, al periodo o alla reazione emotiva che vogliamo evocare. Spesso è questo tipo di ricerca a portare al risultato finale; nondimeno non è del tutto insolito che giorni di ricerche portino a soluzioni insoddisfacenti, risolte da epifanie del tutto inattese!

Torniamo un po’ alle origini.  Ci parli un del suo percorso professionale, come questo si sia intrecciato con l’ABEditore e il rapporto con tutti i partecipanti al progetto.

La grafica è stato il mio campo di studio sin dal liceo, sebbene questa mi abbia in realtà fornito solo qualche strumento – certamente essenziale – per l’attività che svolgo oggi; ritengo infatti che la formazione più autentica sia stata fare esperienza del mondo editoriale, in primo luogo come appassionato di libri, ricercando e assorbendo quanto più possibile da ogni fonte che riguardasse ogni aspetto dell’editoria. Questa stessa passione mi ha fatto incontrare le persone che oggi formano il nucleo di ABEditore (Alessandro Baldacchini e Antonella Castello), e con loro abbiamo intrapreso la lunga e faticosa strada che negli anni ci ha portati ad essere la realtà che oggi conoscete.

Sicuramente, anche grazie al suo lavoro, si può dire che il ABEditore sia diventato un marchio particolarmente riconoscibile nel mondo editoriale. Come giudica questo grande successo?

La domanda mi imbarazza – ovviamente in senso positivo – perché spesso la percezione della posizione di ABEditore è complessa da valutare per noi. Ovviamente siamo una piccola casa editrice che cerca di distinguersi in un panorama sconfinato in cui la competizione, spesso per una questione economica, è fuori portata. Per questo sentire dai lettori e da stimati colleghi che stiamo facendo un lavoro degno di nota e di importanza è una immensa soddisfazione, seppur rimanendo consapevoli che ci rivolgiamo ancora a un mercato di nicchia – un po’ per il tipo di letteratura che proponiamo, un po’ per la complessità di farsi notare nell’oceanico ambiente editoriale. Nonostante le citate difficoltà devo confessare che essere riusciti a creare una riconoscibilità del marchio proponendo libri ogni volta differenti per grafica, scelta delle carte, dettagli estetici – senza compromessi legati a gabbie grafiche o soluzioni che, sacrificando la personalità del contenuto, avrebbero certamente reso più immediatamente distinguibile la casa editrice- sia un fattore di grande soddisfazione personale.

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