Light on
Lo scrosciare delle onde del Danubio, il battere dell’acqua sulla canoa, il borbottio degli abitanti della palude e il frusciare del vento fra le fronde dei salici. Nel racconto di Algernon Henry Blackwood è la natura a dominare incontrastata come reale protagonista della vicenda. I due uomini, il narratore e il suo compagno, lo svedese, non sono che ospiti indesiderati in una terra che non appartiene all’uomo, ma a qualcosa di molto più antico e che violata nei suoi confini pretende ora un riscatto che ha come prezzo quello del sangue.
I Salici è un testo che si insinua all’interno della mente del lettore trasportandolo in quel luogo meraviglioso e terrificante al tempo stesso. Le atmosfere incalzano e Blackwood è in grado di far percepire perfettamente quella folle sensazione di smarrimento. Non si tratta di un terrore fisico, quanto piuttosto psicologico e, proprio in quanto tale, ancora più potente nella sua manifestazione ancestrale che non ci permette mai di comprendere dove esattamente collocare il confine fra finzione e realtà narrativa. È solo un sogno, un incubo, oppure qualcosa davvero si è mosso oltre l’oscurità delle fonde dei salici? Al lettore scegliere la sua versione.
- Nando Paone. L’uomo, l’artista, i mille volti
- Better Call Saul, come farne senza?
- I Salici – Algernon Henry Blackwood (ABEditore)
- Experience-movie vs Cinecomics: Un possibile dualismo?
- Esprimi un desiderio
0 commenti